In osteopatia si classificano le disfunzioni in: viscero-somatiche e somato-viscerali.
Questo per spiegare che non esistono spazi “vuoti” nel nostro corpo e c’è continuità e contiguità tra i vari organi, nervi ed il soma (o apparato muscolo scheletrico).
Molto spesso, infatti, problemi viscerali portano disfunzioni nel soma e viceversa.
Ad esempio il fegato è collegato alla settima, ottava, nona e decima vertebra dorsale; il rene alla decima, undicesima e dodicesima vertebra dorsale ed alla prima vertebra lombare; il colon ha una grossa rappresentazione vertebrale che va dalla sesta alla dodicesima vertebra dorsale e così via per ogni organo del corpo umano.
Detto ciò risulta facilmente intuibile come il sistema nervoso, il sistema muscolo-scheletrico ed il sistema viscerorganico siano in strettissima relazione tra loro.
Dunque quando un organo/viscere va in disfunzione si genera un riflesso viscero-somatico che fa sì che al livello midollare spinale corrispondente all’organo/viscere in disfunzione pervengano informazioni provenienti dallo stesso causando, in seguito a passaggi neuronali, l’insorgenza di una disfunzione somatica.
Ovviamente tale processo puó avvenire anche al contrario se una disfunzione vertebrale si manifesta su un organo.
Un mal di schiena non è sempre dovuto ad un “movimento sbagliato”, che in fondo, poi, avete provato mai a chiedervi: “Cos’è realmente un movimento sbagliato?”, magari avevate fatto lo stesso identico movimento qualche ora prima e non vi era successo niente, come mai secondo voi?
Strano no?
Forse dietro al vostro mal di schiena c’era ben altro che un movimento pseudo-dichiarato-sbagliato bensì una costipazione o una cistite.
L’osteopatia indaga sui sintomi per ricercare la causa, ed eliminarla.
Successivamente vedrete che in un processo a catena l’innata capacità di autoguarigione del corpo, dopo l’input manuale dell’osteopata, rimetterà tutto a posto, una volta eliminata la disfunzione primaria.
“Il corpo umano contiene al suo interno la capacità di guarire. Se questa capacità viene riconosciuta e normalizzata, si può sia prevenire che curare la malattia”.
A.T. Still